Quando si sentono racconti di conoscenti e amici riguardanti bellezze incontrate durante i viaggi, non si ha mai bene la misura di quanto la natura sia in grado di offrirci spettacoli il cui splendore è senza confini.
Onestamente facciamo anche fatica a figurarci qualcosa che non ha confini.
Certe cose vanno viste con i propri occhi.
Vedere l’aurora boreale, una grande emozione
Per quanto ognuna delle escursioni cui si partecipa durante un viaggio in Lapponia sia affascinante ed emozionante, nulla può eguagliare il momento in cui l’aurora appare nel cielo scuro.
Ma se si vuole essere testimoni di questo fenomeno, prima bisogna assicurarsi di equipaggiarsi a dovere.
Dopo aver abbondantemente cenato, essersi riscaldati con una zuppa di funghi, una porzione di salmone e un bel caffè è il momento di indossare tutti gli strati necessari per affrontare una lunga esposizione al freddo lappone.
Armati di luci intermittenti, macchine fotografiche, cappelli di lana e doppi guanti si può finalmente andare all’appuntamento cui tutti non vedevano l’ora di partecipare, ma di cui si evitava di parlare per scaramanzia.
Non si può essere infatti sicuri al 100% che l’attesa verrà ripagata.
Ma d’altronde ciò che ha un certo valore non è mai facile da ottenere.
Il cammino verso l’aurora boreale
Nel silenzio più assoluto, disturbato solo dagli scarponi che fanno scrocchiare la neve, ci si ferma in mezzo più o meno al nulla, il posto migliore.
In lontananza alberi neri segnano il limite del visibile, alle spalle le malinconiche luci color ambra delle finestre dell’hotel. Sopra la testa il cielo tanto vasto da inghiottirti completamente ogni volta che permetti allo sguardo di perdersi tra le stelle.
È come riscoprire la notte, come non aver mai conosciuto il suo vero aspetto fino a quel momento.
Questo è il punto in cui si sceglie se posizionare l’attrezzatura o affidarsi completamente solo alla memoria fotografica.
C’è chi posiziona i cavalletti, chi fa finta di tirare fuori uno smartphone per poi scuotere la testa e rimetterlo via – probabilmente dopo averlo visto addormentarsi a contatto col freddo- e chi con gran disagio si soffia il naso, rosso nell’oscurità, per poi con semplicità, aspettare.
Ognuno sceglie in libertà come ricordare.
L’attesa dell’aurora boreale
Comincia così la veglia, un po’ come quella dei Guardiani della Notte di Martin, ma per fortuna noi attendiamo uno spettacolo migliore del loro.
I secondi si trasformano in minuti, che mutano in ore.
Si chiacchiera, si fanno foto alla notte, si gioca con le luci e si fa ginnastica.
“Senti ancora le dita dei piedi?” si sente chiedere ad un certo punto.
Una risata.
Qualche saltello sul ghiaccio.
Se prima si era sconosciuti, ora non lo si è più, ci si scambia storie, racconti e ricordi, sussurrati per non disturbare la luna e non spaventare l’aurora.
Qualcuno rinuncia, per tornare al caldo della stanza, al tè appena fatto.
Si presenta l’aurora boreale
Come le onde che si allungano dal mare per sfiorare i piedi dei bagnanti, piano piano l’aurora si allunga nella distesa color inchiostro.
Urletti di gioia riecheggiano nel silenzio.
Sembra quasi che danzi in accordo ad una musica che solo lei può sentire.
Più la si osserva, più si comprende che non si tratta solo di un fenomeno scientifico, è qualcosa di vivo che respira e cresce.
Per quanto possa sembrare assurdo il tempo perde consistenza e smettere di appartenere alla realtà, perfino tu smetti di essere reale.
Ci siete solo tu e lei, che ti sussurra segreti su te stesso, segreti che non sapevi di avere.
Il calore sale accompagnato dall’emozione, lungo le braccia fino alle guance fredde, dove una lacrima rotola a fatica, una commistione di tutte le sensazioni che stai provando e che non puoi contenere.
Quando tutto finisce ci si sente spossati, felici, increduli, tristi.
Vivi.
Tutti dovrebbero andare alla ricerca dell’aurora, almeno una volta nella vita.
Perché trovando lei, si capisce chi siamo davvero noi.
Questo è vivere un’avventura artica.
È arrivato il momento, non credi?
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