Quando assaggerai il vero sushi giapponese non tornerai più indietro: se sei come me, il sushi in Giappone ti conquisterà a prima vista (o al primo boccone).
Immagina: sei in giro per Tokyo (magari con il tuo GiappoTour®)e per pranzo scegli un sushi bar di passaggio (o consigliato dal tuo fidato Tour Leader). Da subito ti sentirai ben accolto dalle grida “Irashaimase” (benvenuto) del personale del locale. Ordini dalle foto del menù e pregusti la tua prima esperienza col sushi in Giappone.
Il sapore inconfondibile del riso e la ricca quantità di pesce. L’artigianalità e la genuinità di ciascun pezzo.
Ma soprattutto la varietà!
Se vuoi scoprire i principali tipi di sushi che potrai assaporare in Giappone continua a leggere… sarà il primo passo per approfondire la conoscenza del piatto giapponese più conosciuto al mondo!
10 tipi di sushi particolari da assaggiare in Giappone
Perché il vero sushi giapponese non è solo salmone e potrai scoprirlo di persona durante un viaggio in Giappone!
SUSHI DI ANGUILLA (UNAGI / ANAGO)
L’anguilla d’acqua dolce (unagi) e quella di mare (anago) sono due ingredienti importanti della cucina giapponese. Il nome e l’aspetto simile fanno sì che vengano spesso confuse, ma in realtà sono diverse per sapore e preparazione.
In genere l’unagi viene grigliata: le sue carni grasse e succulente restano tenere all’interno, mentre l’esterno abbrustolito viene cosparso con una speciale salsa a base di soia e zucchero. Di solito viene servita su un letto di riso ed è considerata un piatto prelibato (e costoso).
Da contro, l’anago è un pesce più magro e delicato; spesso si frigge in tempura per esaltarne la morbidezza in contrasto con la copertura croccante, oppure si lascia cuocere a fuoco lento nella sua salsa agrodolce.
Entrambe si possono trovare sui nigiri in alcuni sushi bar, già asperse di salsa: una goduria!
SUSHI DI BIANCHETTI (SHIRASU)
Sì, proprio i bianchetti, i “neonati” di sardine e acciughe: quei minuscoli pesci trasparenti che in Europa sono vietati dal regolamento UE del 2006 e che pertanto non si trovano più sulle nostre tavole.
Non si vuole discutere qui se sia giusto o sbagliato, tant’è che in Giappone si trovano ancora.
Si possono gustare sia crudi e freschissimi nelle città di mare, sia bolliti e leggermente essiccati, perciò più facili da reperire; sono un ottimo condimento per il riso bianco insieme a zenzero ed erba cipollina e a volte si trovano in forma di gunkan nei sushi bar.
SUSHI DI CALAMARO (IKA)
Inusuale ma non impossibile da trovare, il nigiri di calamaro si presenta semplice ed elegante da crudo, con la sua superficie bianca traslucida e la consistenza elastica e fibrosa che talvolta lo rende difficile da masticare.
Può anche essere servito da scottato: in questo caso lo chef praticherà una serie di tagli trasversali che in fase di cottura si trasformeranno in tante piccole arricciature abbrustolite. Attraente allo sguardo e all’olfatto, è anche più morbido e facile da gustare.
SUSHI DI CAPASANTA (HOTATE)
La capasanta (o cappasanta) dà il meglio da cruda, freschissima: aperta a metà e adagiata sul riso così com’è, preserva tutto il suo gusto dolce e la consistenza tenera.
In passato, il metodo tradizionale prevedeva una cottura a fuoco lento nel sakè o nella salsa di soia; tuttavia da cotta perde la maggior parte dei liquidi, quindi si riduce di volume e anche la consistenza diventa più gommosa.
Un’ottima via di mezzo è il nigiri di capasanta abbrustolita alla fiamma, che conserva succo e morbidezza con un aroma più ricco.
SUSHI DI FRITTATA GIAPPONESE (TAMAGOYAKI)
La frittata giapponese è un’omelette dolce a base di uova, sale, zucchero e salsa di soia.
Una volta pronta, è molto versatile. Si aggiunge ai bento a strisce o a cubetti; si affetta finemente fino a ottenere una matassa di fili di frittata che serviranno da base per il chirashi; o ancora se ne ricavano delle fette per comporre i nigiri: pallina di riso, fettina di tamagoyaki e una strisciolina di alga nori per tenere insieme il tutto.
In molti sushi bar a nastro, la frittata viene servita direttamente a tocchetti da gustare come antipasto inzuppandola nella salsa di soia.
SUSHI DI GAMBERO CRUDO (AMAEBI)
Il gambero dolce crudo è infinitamente diverso dal gambero cotto (ebi) che si trova di norma negli all you can eat.
Il sapore, appunto, dolce e burroso è accentuato dalla consistenza soffice. Attenzione a gustarli appieno, perché si sciolgono in bocca e finiscono subito. Uno tira l’altro!
Gli amaebi sono adatti a diverse preparazioni, come tartare, carpacci, sashimi e sushi. In particolare, viste le piccole dimensioni, sono diffusi i nigiri con due o tre gamberi ciascuno e i gunkan di amaebi.
SUSHI DI GRANCHIO (KANI)
Non parlo del surimi! Questo è un preparato a base di polpa di pesce (non solo di granchio) confezionato in bastoncini di colore bianco e arancione che viene scelto spesso come sostituto economico del granchio per maki e nigiri. Visivamente, i due ingredienti si somigliano, ma ci si ferma qui.
Il surimi è un bastoncino compatto ed elastico formato da fogli di pesce arrotolati, dal sapore acidulato e pungente.
La polpa di granchio, invece, è composta da fibre morbide e tenere che si sfilacciano facilmente. Le carni del granchio sono incredibilmente succose e saporite e vengono adoperate nel chirashi o nei gunkan, ma anche sui nigiri con una sottile foglia di alga nori.
SUSHI DI RICCIO DI MARE (UNI)
Un boccone e sembra di assaggiare il mare.
I ricci di mare si trovano in diverse località anche in Italia e di solito si gustano nella pasta, essendo piccoli, scuri, meno compatti e più saporiti delle altre varietà.
Le gonadi del riccio di mare giapponese (sì, le gonadi sono la parte commestibile) hanno un sapore più dolce, sono di dimensioni maggiori e di colore più chiaro e la consistenza omogenea permette di assaporarli crudi in forma di gunkan.
SUSHI DI UOVA DI PESCE (TOBIKO / IKURA)
Le uova di pesce volante (tobiko) e quelle di salmone (ikura) sono prelibatezze molto simili fra loro: sfere gelatinose traslucide di un arancione brillante, le prime sono più piccole e saporite e scoppiettano fra i denti mentre le seconde, più grandi, esplodono sulla lingua e risultano delicate al palato.
Entrambe le tipologie vengono proposte come accompagnamento di vari chirashi o in semplici gunkan da gustare con o senza salsa di soia. In ogni caso, regalano un’esperienza divertente!
SUSHI DI VENTRESCA DI TONNO (OTORO)
La ventresca è la parte più grassa della pancia del tonno e si trova solo in esemplari di una certa grandezza. All’asta del pesce, in Giappone, solo alcuni ristoranti si aggiudicano ogni giorno i migliori tagli pregiati: la ventresca di tonno è fra questi.
Mentre da noi è piuttosto difficile trovare della ventresca di alta qualità anche nei ristoranti giapponesi di buon livello, in Giappone l’otoro viene proposto in quasi tutti i sushi bar, affianco al maguro, cioè la parte magra, e al chutoro, la via di mezzo.
La caratteristica da cui l’otoro si riconosce a colpo d’occhio è il colore rosa pallido e bianco latteo dato dalle ampie nervature di grasso; il sapore avvolgente e burroso del nigiri dura un attimo perché si scioglie sulla lingua. Un’esperienza estatica che consiglio a tutti… a rischio di innamorarsene e vuotare il portafogli!